mercoledì 5 giugno 2013

PALCOSCENICO

L'avreste mai detto?


Anche quest'anno siamo giunti al termine di 
un percorso che ci ha fatto vivere emozioni
a non finire.
Non mi dilungo ad elencare gli avvenimenti che
ci hanno coinvolto emotivamente, fisicamente ed
economicamente, ma faccio alcune considerazioni 
che vogliono essere soltanto, modo di ringraziamento
per chi in questi anni si è dedicato, anzi di più, a fare si
che da nulla potesse nascere un qualcosa che ancora ad
oggi, sta prendendo forma e si sta sviluppando nel futuro
 dei nostri figli.
Me ne stavo comodamente sdraiato sul  divano
impegnato a mettere in pratica una bella seduta 
   di "divano terapia", quando dal basso, dalle camere di casa
              mi arriva all'orecchio un suono di strumento che intona le                               
  note dello Schiaccianoci.
    Mi sono fermato nella lettura  e mentre ascoltavo il fruire
 della melodia, ho realizzato che l'artefice della mia distrazione 
altri non era che mia figlia che si stava esercitando con il flauto.
Mi sono lasciato trasportare dalla musica ed ho sentito un 
desiderio incontenibile di esserne interprete.
Ho chiamato, domandando se potessi provare a fare qualche
nota. Mia figlia con molta diligenza e pazienza ha provato a
impostarmi le dita delle mani e la bocca su quel terribilissimo
e dolce ferro.
Mi sono allungato, contorto e gonfiato. Sono diventato 
rosso e dolorante, ma dopo circa  una mezz'ora, l'unico
rumore che ero riuscito a produrre era stato simile al lamento
di un'anatra stile morte del cigno, ma molto meno romantico.
L'espressione che mi ha riportato alla realtà è stata:
"babbo credo che tu, forse, non sia portato per questo
strumento".
Effettivamente i risultati erano stati molto deludenti, ma in 
cuor mio ero contento, felice per averci provato,
e quel dubitativo "forse"  mi faceva sentire le vibrazioni del-
l'adolescente che cresce e prende coscienza di diventare grande
ma ne ha ancora timore.
Sorridevo pensando a come, la mia bambina fosse  così brava
e riuscisse con disinvoltura  in quello che io, con
affanno rappresentavo:  "l'Urlo di Munch" dal vivo. 
Avrei tanto desiderato riuscire a suonare uno strumento,
entrare nella musica come momento magico di meditazione,
ma nei miei talenti si vede che questo non era contemplato. 
Ho ripreso la mia lettura nella serenità di avere dato a lei la
possibilità di provare quelle gioie che io non potrò avere.
Sono passati due anni, ed è se si fosse trattato di una 
rappresentazione teatrale, terminato il secondo atto.
A questo punto ci sarebbero gli applausi o i fischi, calerebbe il
sipario e seduti si attenderebbe il terzo e ultimo atto.
Io invece voglio alzarmi e applaudire insieme a mia moglie e agli altri
 genitori, il cast e la regia, con l'augurio di riuscire a farci
emozionare ancora nel terzo atto e nelle tante repliche che ci saranno.
Grazie per le emozioni.
Grazie per le soddisfazioni.
Grazie alla Rete!


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