Il 28 Giugno del 1940, nelle acque del mare, nelle vicinanze della costa
albanese del golfo di Durazzo si compie una delle tante tragedie dimenticate,
o forse non volute onorare e ricordare, della Seconda Guerra Mondiale
che riguardano la storia dell'Italia. Pagine di storia mai scritte forse
proprio per la vergogna di ricordare un atto vile o goffo che per la sua
tragicità causò la morte di alcune centinaia di soldati italiani imbarcati
per il fronte greco. Le cause di tutto ciò non sono mai state chiarite sia
dagli organi ufficiali dell'epoca sia dagli storici, sia dai governi che
in quel periodo si contendevano il dominio.
C'è chi sostiene che si sia trattato di un siluro lanciato da un sottomarino
inglese, altri di un 'attentato con dell'esplosivo piazzato nella stiva della
nave durante le operazioni di carico delle truppe e delle attrezzature
logistiche di sostegno nel porto di Bari da dove partì il 27 Giugno
o addirittura di un'azione sconsiderata di qualche addetto civile o
militare che avesse acceso del fuoco e che poi per una serie di fatalità
avesse provocato l'esplosione delle munizioni stivate sottocoperta, fatto
sta che da quale ne sia stata la causa morirono in circostanze drammatiche
decine e decine di soldati che si trovavano ammassati nelle stive, insieme
ai loro muli e alle loro cose. Si parla che a bordo ci fossero imbarcati
circa 900 uomini oltre agli animali e tutto il resto. La motonave era omologata
per il trasporto merci, e per circa 50 persone tra equipaggio e personale ospite.
Non è difficile immaginare la carenza sia dei locali che dei servizi e di come
viaggiassero i soldati.
C'erano disponibili soltanto due scialuppe da venticinque posti cadauna.
I militari erano stati dotati di salvagenti, ma tra chi non li aveva mai
indossati e tra chi non riuscì a recuperarli nel momento dell'esplosione,
non servirono a limitare i danni a chi in preda al panico e alla disperazione,
oltretutto non sapeva neppure nuotare.
Se poi si aggiunge che la nafta dei serbatoi della nave una volta riversata
nelle acque del mare prese immediatamente fuoco, l'immagine del
girone dantesco dell'Inferno è facilmente immaginabile.
Le scene che mio padre, superstite, mi raccontava quando ancora aveva ben
chiaro quanto fosse successo parlano di azioni di eroi e di viltà, di atti
di coraggio ma anche di tanta disperazione che portò alla morte chi non era
rimasto intrappolato nelle stive. Ora i ricordi sono sbiaditi, confusi, oscurati
dalla vecchiaia che tutto svanisce, come nel fumo di quella tragica mattina.
Il mio vuole essere solo un momento di riflessione, un atto di amore per chi
in quei momenti perse la vita e a chi la riacquistò per la seconda volta per
poi riperderla nei mesi successivi. Mio padre mi lascia testimone di un
momento di vita che dovrò tramandare negli anni che mi saranno dati da
vivere, anche quando come troppo spesso succede, ci sarà qualcuno che
metterà in dubbio che la Guerra sia realmente avvenuta, così come c'è
chi sostiene che l'Olocausto non sia mai esistito.



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